Storia di un topino coda lunga generoso
Le dorate spighe di grano, ormai prossime alla mietitura brillavano nei campi, ondeggianti al caldo vento d’estate, mentre le ultime albicocche non ancora raccolte, dai rami più alti, cominciavano a cadere in terra, mature e dolcissime.
In questo periodo dell’anno, un topino coda lunga era solito raggiungere il frutteto della casina tra le roverelle, per raccogliere una delle albicocche che un antico albero, ormai centenario, generosamente lasciava cadere in terra.
Il giorno della raccolta era un momento di grande gioia per il nostro piccolo topino, ma niente rendeva felice il suo cuore come il momento di recare in dono l’albicocca più dolce al suo più caro amico.
Quell’estate però il suo amico del cuore era partito per raggiungere la sua creatura umana che abitava in un paesino vicino al mare.
Sia chiaro, i topini coda lunga sono molto felici al pensiero dei loro amici nelle loro nuove famiglie (sappiate che rimangono sempre in contatto tra loro attraverso lettere che scambiano via posta, dove raccontano la loro vita come creature da compagnia), ma se c’era una cosa che il nostro topino mal sopportava era di non poter condividere qualcosa di davvero buono con il suo amico.
Così portò nella sua casina l’albicocca, che rimase lì nella cesta per diversi giorni.
Un giorno il topino pensò di spedirla, ma apprese che il suo peso era di gran lunga superiore ai limiti del servizio postale.
Inoltre, in quei giorni nessun topino della contea era in viaggio verso il mare.
Insomma, avrebbe dovuto lui stesso portare l’albicocca al suo caro amico. Questa era l’unica soluzione.

Ma c’era un grande problema: il topino coda lunga era terrorizzato all’idea di un lungo viaggio in solitaria (questa paura entrò nel suo cuore dopo aver ascoltato i terrificanti racconti di certi topini un po’ birichini).
Il nostro piccolo amico era atterrito dall’idea di tutti i pericoli e le creature che potevano presentarsi lungo la via.
E così la dolce albicocca rimase per altri giorni nella cesta, in un angolo della casina.
Ma una notte, mentre era nel suo lettino, il topino proprio non riusciva a prender sonno e finalmente, si fece coraggio e prese una decisione: avrebbe affrontato la sua paura del viaggio pur di portare al suo più caro amico la dolce albicocca.
Così il mattino seguente, all’alba, dopo un’abbondante e nutriente colazione, preso il fagotto con dentro l’albicocca, si mise in cammino.

Inizialmente la paura e il timore acuirono tutti i suoi sensi. Percepiva ogni più piccolo e lontano suono, ogni impercettibile odore. Le sue piccole vibrisse erano attente e vigili.
Poi l’aria cominciò a riscaldarsi, e di tutti i pericoli terribili che pensava di incontrare, nemmeno l’ombra.
Cominciò a tranquillizzarsi, godendo sempre più dei paesaggi che ormai i suoi occhi avevano dimenticato.
Campi di verdi ulivi e vigneti con accenni di succosi acini d’uva si presentavano in tutta la loro abbondanza.
L’odore balsamico dei pini marittimi, sempre più frequenti lungo il sentiero gli donava la giusta carica per continuare il suo cammino in serenità e fiducia.
All’arrivo, tale fu lo stupore per la visione del mare e la gioia di riabbracciare il suo più caro amico che quasi si commosse.
La sua generosità, il suo altruismo, la sua volontà di condividere, non solo avevano reso felice il suo amico, ma avevano scacciato via la sua più grande paura.
E fu così che alla dorata luce del tramonto, mentre il sole incontrava il grande blu, i due topini coda lunga, seduti l’uno accanto all’altro, assaporarono la più dolce e squisita albicocca della loro vita.

Il giorno seguente, il nostro piccolo amico fece ritorno alla sua casina con animo leggero e pieno di entusiasmo e curiosità per tutte le cose belle che lo aspettavano lungo il cammino, promettendo al suo amico che presto sarebbe ritornato con la più dolce e succosa pera del frutteto.
Ma questa è un’altra storia.