Come festeggiare Halloween in maniera sana.
Per poter comprendere come possiamo festeggiare Halloween nella maniera più vera e sana possibile, dobbiamo tornare alle origini della sua storia.
L'origine di Halloween
La nostra moderna celebrazione di Halloween discende dall’antica festa celtica del fuoco chiamata Samhain. (La parola si pronuncia “sow-en”, come mucca in inglese perché “mh” nel mezzo di una parola irlandese ha un suono “w”). Era la festa più grande e significativa dell’anno celtico, che iniziava appunto il 1º novembre. In onor di memoria, i Celti (pronunciati “Kelts”) vissero più di 2000 anni fa in quella che oggi è la Gran Bretagna, l’Irlanda e la Francia.
Durante la celebrazione di Samhain, i Druidi (ovvero i sacerdoti non-romani) accendevano nuovi fuochi e offrivano in sacrificio raccolti e animali. Mentre danzavano intorno ai fuochi, la stagione del sole si concludeva e iniziava la stagione delle tenebre.
Al mattino seguente i Druidi davano un po’ di brace ad ogni famiglia, che la portava in casa per avviare i nuovi fuochi di cottura. Questi fuochi avrebbero mantenuto le case calde e libere dagli spiriti maligni per tutta la stagione delle tenebre.
Il festival durava 3 giorni, durante i quali molte persone sfilavano in costumi fatti con le pelli e le teste dei loro animali. Questa festa sarebbe diventata il primo Halloween.
Ma come possiamo riportare quelle antiche tradizioni nelle nostre case? Quale valore possiamo effettivamente dargli?
Un'alternativa ad Halloween
Sono convinta che, per avere l’onore di essere celebrata, una festa debba avere una qualche ragione o valore spirituale. L’Avvento, il Natale, la Pasqua, tutte queste festività soddisfano questo requisito. Anche il giorno della Pentecoste e di San Michele ci insegnano qualcosa di valore. Ma il modo in cui Halloween viene celebrato oggi non soddisfa affatto tale requisito. Non vedo un senso nel travestirsi come un mostro, o peggio un personaggio commerciale, allo scopo di ottenere dolciumi e caramelle. Ciononostante, cambiare una tradizione così forte o ignorarla sarebbe insensato, anche perché i bambini trovano gioia nelle decorazioni e nella tradizione.
Così invece di combattere il mondo, cerchiamo nella tradizione qualcosa di buono e positivo, aggiungendo una storia semplice per dare significato ad Halloween.
Arianna, Sofia e Rima: la leggenda di Halloween
Storia originale di Kristie Burns, rivisitata da Silvia Noemi Randaccio.
Una volta, tanto tempo fa, c’era una bambina druida di nome Arianna che viveva nella terra che ora si chiama Irlanda. In quei giorni aveva notato che le giornate erano sempre più brevi e il sole nel cielo li visitava meno di frequente; ma questo non la rendeva triste perché sapeva che a breve sarebbe arrivata la festa di Halloween e un nuovo anno sarebbe iniziato. Amava i fuochi che avrebbero acceso durante la celebrazione, e la danza, e i travestimenti.
Durante la festa, la sua famiglia e altre famiglie avrebbero fatto dono ai loro Dei di alcune verdure e animali, per ringraziarli del raccolto che li avrebbe sfamati per tutto l’inverno.
La notte della celebrazione la madre di Arianna spense il fuoco del suo focolare e Arianna la aiutò a tagliare una rapa in modo da poter portare un nuovo fuoco per il nuovo anno. Arianna indossò la pelle della pecora che la sua famiglia aveva dato in dono e correva per la casa belando “baaa baaa baaa”, proprio come le pecore nel pascolo di suo padre.
Arianna sapeva che quella pelle l’avrebbe protetta. I suoi genitori le avevano raccontato che, ogni volta che la stagione cambiava, il velo tra il mondo degli spiriti e il mondo in cui viveva era più sottile e che doveva stare attenta a non avvicinarsi a nessuno spirito problematico in questo giorno. Ai suoi tempi questi spiriti erano chiamati folletti o elfi; oggi li chiamiamo streghe o fantasmi; nell’Islam li chiamano Jinn.
Ma Arianna non era spaventata perché era vestita con una pelle animale e avrebbe portato con se una lanterna luminosa sulla strada di casa. Sua madre le disse che tutte queste cose avrebbero tenuto lontani gli spiriti problematici. Ma durante questo periodo i suoi pensieri volarono anche agli spiriti buoni che le mancavano. Sua nonna era morta l’anno scorso e voleva cantare una canzone per lei in questo giorno, per onorarla durante il periodo del festival.
A quel tempo, oltre il mare, in un’altra terra più a sud e molto più calda della terra di Arianna chiamata Roma, viveva una bambina di nome Sofia. Stava celebrando in quegli stessi giorni la festa dedicata a Pomona, la dea romana dei frutti. Sofia adorava questa festa perché tutto il raccolto dagli alberi di mele, peri e alberi di noci, sarebbe stato condiviso, e avrebbero ballato per tutto il giorno! Alla fine della giornata, la sua famiglia avrebbe fatto un’offerta alla dea Pomona di un ricco piatto di mele, pere, pesche, anacardi, pistacchi e mandorle. Amava questo giorno anche perché avrebbe segnato l’inizio della stagione più accogliente di tutti: l’inverno.
In un’altra terra un po’ più lontano da Roma, c’era un posto chiamato Libano e una bambina di nome Rima aveva appena scolpito una zucca per Halloween, ma per un motivo diverso. Il suo popolo celebrava Santa Barbara. Sua madre le raccontava sempre storie meravigliose su santi ed eroi, e Rima desiderava tanto poterli incontrare. Sapeva, tuttavia, che non avrebbe mai potuto incontrarli; poteva semplicemente leggere di loro. Ma ogni anno, in un giorno speciale, celebrava la Vigilia di Ognissanti con la sua famiglia dove si dedicavano a ricordare tutte le grandi persone che erano venute prima di loro.
Rima amava ricordare la storia di Santa Barbara in questo giorno. (Leggi la storia di Santa Barbara più avanti)
Accadde però che, dopo molti anni, la maggior parte della gente dimenticò queste vecchie tradizioni, e rimase solo l’usanza di intagliare le zucche e travestirsi. Eppure accadde non molto tempo fa, proprio in questo periodo, che un vecchio nonno canuto raccontò ai bambini del villaggio la storia di Arianna, Sofia e Rima. E così i bambini di tutto il mondo iniziarono a ricordare…
La storia di Santa Barbara
La storia che sto per narrare trae origine da alcune leggende libanesi, romane e celtiche, unite insieme da Kristie Burns e tradotta da Silvia Noemi Randaccio.
Molto tempo fa, nella regione che oggi viene chiamata Turchia, viveva una giovane fanciulla di grande bellezza di nome Barbara. La sua bellezza sembrava divina, e un uomo volle persino farne una statua e metterla nel tempio.
Suo padre, il capo del villaggio, si preoccupò di tutta l’attenzione che stava ricevendo così un giorno la portò via dal villaggio e la rinchiuse in un castello sulle colline, alla periferia del villaggio. Nessuno aveva il permesso di farle visita, solamente il padre che ogni giorno si recava al castello per portarle cibo e bevande.
La fanciulla iniziò a patire la solitudine e trovò conforto nell’amicizia degli uccelli e degli scoiattoli che si recavano al suo castello. Condivideva sempre con loro il suo pane, e in cambio gli uccellini le insegnavano le loro più dolci melodie e gli scoiattoli le confidavano i segreti della terra.
Quando rimaneva sola guardava fuori dalla finestra, verso la campagna, per contemplare la bellezza della natura: i tramonti, l’erba verde, i fiori e gli alberi da frutto. Un pensiero balenò nella sua mente: qualcuno di molto grande doveva aver fatto tutte queste cose, ma gli Dei che suo padre pregava ogni giorno non avrebbero potuto crearle. Così un giorno chiese ai suoi amici animali: “Chi ha fatto gli alberi?” domandò allo scoiattolo, ma senza ricevere alcuna risposta. Allora ritentò: “Chi ha fatto il cielo?” chiese all’uccello. L’uccello sbatté le ali e si librò nel cielo azzurro. D’imporvviso fu avvolto da una luce brillante, e iniziò a raccontare molte cose alla fanciulla, sulla terra e il sole, e il cielo e chi li aveva creati.
Nel frattempo suo padre cominciò a dispiacersi per la fanciulla e decise di lasciarla uscire dal castello. La fanciulla era felice di poter raccontare alla gente del villaggio tutte le cose che aveva imparato dall’uccello lucente, ma la gente non comprendeva le sue parole. Tutti scuotevano la testa e dicevano “Sì, sì, mia cara”, ma in realtà pensavano: “Questa povera ragazza è impazzita dopo tutti quegli anni nel castello.”
Suo padre si sentiva ancora più dispiaciuto per lei ora, e si sentiva in colpa. Così, come regalo alla sua unica figlia, fece costruire nel castello una torre con due grandi vetrate, che lasciavano entrare la luce più bella. Un giorno, mentre la fanciulla contemplava dalla sua torre la bellezza e le meraviglie della terra, il suo amico uccello si poggiò sul davanzale. In quel momento una voce le sussurrò che avrebbe dovuto aggiungere una terza finestra alla sua torre. Le tre finestre erano il simbolo della Creazione: la prima finestra era per il Dio Creatore di tutta la terra, la seconda finestra era per i Santi e i Messaggeri che hanno parlato di lui, e la terza finestra era per lo Spirito che ha portato alla gente l’amore e ha permesso loro di vedere i miracoli della vita.
La fanciulla chiamò subito i costruttori e li incaricò di abbattere un muro per costruire un’altra finestra. Quando suo padre tornò al castello dopo un lungo viaggio, si accorse delle modifiche alla torre e le chiese il perché. Quando scoprì che la figlia non stava più adorando i suoi Dei ma un unico Dio, si arrabbio tantissimo e le disse: “Verrò stasera e ti porterò in prigione. Mi hai offeso davanti all’intero villaggio!”
La fanciulla era terrorizzata e non sapeva cosa fare, così chiamò il suo amico uccello. L’uccello volò immediatamente al villaggio a chiedere aiuto. Una giovane donna arrivò poco dopo al castello con una chiave, e liberò Barbara. La fanciulla si rifugiò nelle miniere delle montagne vicino al villaggio. Le miniere erano fredde e buie, e umide, ma lei ora si sentiva al sicuro ed era felice di essere vicino ai suoi amati amici animali. Raccolse noci con gli scoiattoli, miele con gli orsi e bacche con gli uccelli. Ogni tanto mangiava anche il mais e le zucche delle fattorie in montagna.
Quando il tempo diventò più fresco e il sole diventava più timido, le bacche fresche di montagna iniziarono a cadere e le colture nel campo del contadino furono raccolte e portate al mercato. L’inverno stava arrivando e Barbara dovette lasciare le sue amate montagne per andare alla ricerca di cibo. Dal momento che la sua bellezza l’avrebbe resa riconoscibile, fu costretta a indossare una maschera e un mantello per nascondere la sua identità, e decise di uscire solo di notte. Non possedendo null’altro che i frutti della sua amata terra, la notte del 31 Ottobre modellò una piccola lanterna da una zucca raccolta dal campo del contadino e creò una candela con la cera delle api. Ogni notte, portava la sua lanterna giù per la collina per illuminare la strada. Una volta raggiunto il villaggio, bussava alle porte delle case e le persone di animo buono le offrivano tè, caramelle, biscotti e a volte anche un pasto. Alcuni iniziarono ad affezionarsi a lei, e decisero che avrebbero messo una zucca illuminata fuori dalla loro porta per farle sapere che era la benvenuta.
Un giorno, però, il contadino che abitava vicino alle miniere la vide entrare nelle miniere e lo raccontò al padre. Volendo trovare il favore e la ricompensa del ricco capo del villaggio, padre della fanciulla, il contadino inventò una bugia. Disse che Barbara era diventata una strega e che viveva nelle miniere con folletti e fantasmi, mangiando gatti randagi. Raccontò che usciva di notte con una lanterna e vagava per il villaggio alla ricerca di piccoli bambini da aggiungere al suo calderone. Gli abitanti del villaggio erano terrorizzati e chiesero che fosse portata via dalle miniere. Il contadino disse: “Non è necessario andare a prenderla, basterà aspettare che esca stasera con la sua lanterna.”A poco servirono le parole di alcuni abitanti del villaggio, che la difesero e dissero che era una persona buona e gentile.
Come ogni sera, mentre il sole tramontava, Barbara scese lentamente dalla montagna con la sua unica candela accesa dentro la zucca; ma ad aspettarla in fondo alla montagna quella notte trovò la gente del villaggio e suo padre. Catturarono la fanciulla e la rinchiusero nella cantina di un vecchio edificio. Il giorno dopo l’avrebbero trascinata per le strade del villaggio per punirla: questa era la sentenza! Barbara, avvilita nella stanza in cui era stata rinchiusa, guardò fuori dalla finestra e alla luce della luna piena vide il suo amico uccello, avvolto da una luce intensa. “Aiutami!” chiese all’uccello, e subito si sentì calma. Ora sapeva che tutto sarebbe andato bene.
Il giorno dopo suo padre e la gente del villaggio legarono Barbara in catene e la trascinarono, vestita di stracci, lungo la strada principale della città. Ma Barbara non patì il freddo, né il dolore, perché un panno invisibile, morbido e caldo, l’avvolse e la protesse dai duri ciottoli delle strade del paese e dall’aria fredda di Novembre.
Alla fine della strada, il padre vide che la fanciulla non era ferita e aveva paura che la gente del villaggio avrebbe iniziato a credere ai racconti di sua figlia. Così la prese rapidamente per un braccio e corse via per nasconderla. Una forte pioggia iniziò a cadere dal cielo e inzuppò le case e la gente del villaggio. Tutti corsero a riparo, ma il padre della fanciulla era determinato a portare sua figlia lontano. L’aria fredda di novembre trasformava la pioggia in grandine. Un tuono improvviso ruppe il cielo scuro, e una luce intensa lo attraversò. Alcuni abitanti del villaggio dissero che videro il fulmine colpire l’uomo, e la fanciulla fuggire via. Nessuno seppe mai la verità, ma quel che è certo è che l’uomo e sua figlia non furono mai più visti nel villaggio.
Ancora oggi la gente ricorda il coraggio di Santa Barbara e i suoi meravigliosi racconti.
Idee sane per celebrare la notte di Halloween
Per onorare Santa Barbara, durante la notte di Halloween si potrebbe portare in giro per le strade della città una lanterna a forma di zucca, per imitare il cammino di Santa Barbara, e bussare alle porte delle case chiedendo in dono un frutto.
Mettendosi d’accordo con alcune famiglie si potrebbe organizzare un pasto diverso in ogni casa: i bambini fanno il giro delle case consumando della frutta in una casa, una zuppa calda in un’altra, un’insalata, della frutta secca, una cioccolata calda…e così via.
Come travestimento, potremmo optare per un personaggio gentile e buono. Anche Spiderman insegna alla gente a combattere il male!
Invece che dolciumi e caramelle, si potrebbe distribuire piccoli regali o dolcetti salutari ai bambini che bussano alla vostra porta: una stringa di liquirizia, mele o frutta secca per simboleggiare il pasto che Santa Barbara ha portato con sé nelle miniere. O si potrebbero distribuire piccoli giocattoli artigianali o matite, o anche dei fiori.