Storia di un topino coda lunga e di una piantina dimenticata
Un timido sole di inizio primavera avvolgeva la terra, quando un topino coda lunga, svegliatosi di buon mattino, si stiracchiò, scostò la tenda della finestra per scoprire il cielo che lo attendeva e lentamente lasciò il suo caldo lettino.
Il cielo era coperto di nuvole, ma non erano nuvole di pioggia e questo bastava per spingere il nostro piccolo amico fuori dalla sua tana pieno di entusiasmo, in cerca di nuove avventure.
Così dopo un’abbondante colazione, si incamminò lungo il sentiero.
Era una grande gioia percorrerlo, ora che gli alberi erano vestiti di un brillante manto verde e le loro infiorescenze, ormai in terra, rendevano morbido e vellutato il cammino.

Quanti fiori coloravano il verde prato! Calendule, non ti scordar di me, eleganti iris bianchi e viola ondeggianti alla brezza mattutina, piccole colonie di giunchiglie tardive splendenti e chiacchierine tra il fogliame verde scuro della rosa canina ai piedi del grande cipresso.
Poi, passeggiando tra i gerani in fiore, qualcosa catturò la sua attenzione: un vaso di terracotta con un sottile ramo secco, giaceva in un angolo del giardino, ai piedi di un melo, come dimenticato.
Non una sola foglia su quell’esile rametto.
Quella scoperta rese molto triste il topino coda lunga che fece molta fatica ad allontanarsi da quel povero rametto.
Poi, continuò la sua passeggiata, ma non c’era nulla che potesse distrarlo da quel triste pensiero, nemmeno le gustose bacche di biancospino che riempirono il suo pancino o il dolce profumo delle fresie sbocciate in un vaso poco più in là.
Seduto sotto il grande cipresso, si mise a riflettere.
Dopo poco, i suoi occhi si posarono su un grande contenitore pieno d’acqua e fu lì che una grande idea illuminò di speranza il suo cuore!

Prontamente si alzò e correndo, fece ritorno alla sua piccola tana per prendere il suo secchio, un guscio di noce con un comodo manico in legno (che da ora chiameremo noce-secchio) e tornò lesto al giardino della casina tra le roverelle.
Immerse la noce-secchio nel contenitore di acqua piovana, facendo molta attenzione a non perdere l’equilibrio e cadere in acqua, cosa che non amava particolarmente, e si diresse verso il vaso, nutrendo così quell’esile rametto secco.
Com’è ovvio che sia, la situazione non cambiò, ma il topino coda lunga non si arrese e scelse di prendersi cura di quel rametto quotidianamente.
Non passò giorno che il topino dimenticasse di farlo.
Anche nei giorni in cui si sentiva stanco o che altre faccende occupavano la sua giornata, il nostro piccolo topino trovava sempre del tempo per nutrire la sua nuova amica.
Giorno dopo giorno, con rinnovata devozione.
Passarono molti giorni e tante, tante noci-secchio d’acqua, prima che il frutto della sua cura potesse manifestarsi.
Ma un dì finalmente qualcosa accadde.
Era una mattina di primavera come tante, il sole con i suoi raggi cominciava a riscaldare la terra ancora umida di rugiada, quando una piccola fogliolina spuntò.
Nel momento in cui il topino coda lunga arrivò con la sua noce-secchio colma d’acqua e fu accolto da quella fogliolina ne fu commosso.
Le si avvicinò dandole il benvenuto con una delicata carezza.
Scoprì che era una pianta di menta e sorrise.

Il topino coda lunga con il cuore pieno di gratitudine, continua giorno dopo giorno a nutrire la sua piccola amica, che cresce rigogliosa e forte nel giardino della casina tra le roverelle, in un vaso di terracotta ai piedi di un melo, ora piena di fiducia e amore.
